Quadro sulle condizioni attuali dell’economia europea

 

  • Situazione

 

Come sono le condizioni economiche dell’Europa allo stato attuale delle cose? Beh, certamente migliori di quelle politiche, perché se il periodo di depressione sembra ormai superato, adesso c’è da fare i conti con una crisi forse addirittura più grave, che necessita cambiamenti strutturali ben più radicali delle politiche economiche attuate per avviare la ripresa.

 

  • Crisi politica

 

L’economia del sud dell’Europa è in ripresa ma l’Unione non è mai stata così divisa. Gli anni di depressione in cui un po’ tutti i paesi hanno visto interrompersi la propria crescita economica, sommati all’ascesa dell’ISIS e degli attentati terroristici sul continente, hanno portato i popoli a percepire le politiche dello stato sovranazionale come imposizioni che mettono a repentaglio l’esistenza stessa dei loro paesi. Questa escalation ha portato a una crisi politica senza precedenti, culminata con l’ascesa dei partiti populisti e di estrema destra, per non parlare della Brexit. In un clima del genere le condizioni economiche sono diventate un fattore minoritario, mentre l’attenzione è stata spostata sui flussi migratori e sui compiti che ogni paese dovrebbe assolvere nel gestire l’emergenza migranti. Su questo tema molti paesi alzano i toni, i rapporti si raffreddano, parole come altruismo e generosità suonano vuote. Per la prima volta dal 1991, l’UE sembra tornare indietro piuttosto che andare avanti.

 

  • Economia

 

La situazione politica spaventa soprattutto perché non sembra che la ripresa economica possa in qualche modo frenare la valanga antieuropeista che minaccia di sgretolare l’Unione. Eppure una lenta ripresa si sta verificando, c’è solo da capire quanto durerà. L’economia dell’Euro area cresce con tassi annuali di circa 2% l’anno, probabilmente però una cifra superiore al tasso di crescita di lungo periodo, almeno secondo le ultime stime degli economisti. Una notizia niente male è che il tasso di disoccupazione è sceso fino ad arrivare al 8,5%, cioè ai livelli di dicembre 2008, ma comunque ancora superiore ai livelli pre-crisi, quando si attestava un punto percentuale più in basso, intorno  al 7,5%. Da notare anche i tassi di disoccupazione, che variano notevolmente all’interno dell’Eurozona: in Germania, per esempio, il tasso è al 3,5% e questo è un dato ai minimi storici di ogni paese, mentre i tassi sono superiori in Spagna e decisamente in Grecia dove si attestano rispettivamente intorno al 16 e 20 per cento. La pressione sui prezzi rimane moderata con tassi di crescita dei salari inferiori al 2% e tassi di inflazione (core) di circa 1,5%.

 

  • Conclusione

 

C’è ancora parecchia strada da fare e molte politiche economiche nuove da mettere in atto. Soprattutto, viste le condizioni attuali, l’Europa non può fare a meno di porre in essere politiche sociali ed economiche volte a restringere il gap tra ricchi e poveri. Finché non si raggiungerà una maggiore uguaglianza economica tra paesi, dove i paesi più ricchi si spingano tanto in là da rinunciare a una parte della loro ricchezza in nome della crescita globale, non ci sarà unità politica. Non è stata la crisi a provare le crepe strutturali in seno all’UE, le ha soltanto portate alla luce. Soprattutto, finché certi paesi fondatori non la smetteranno di portare la guerra alle popolazioni del Medio Oriente, non si potrà parlare di unione fondata sull’altruismo e la generosità tra popoli, valori necessari per qualunque affinità politica. E poi, è inutile parlare di controllo dei flussi migratori se siamo noi a provocare le guerre da cui scappano.